Nelle scorse settimane, presso la Tenuta di San Rossore, l’Università di Sassari, nell’ambito del progetto di ricerca sui grandi mammiferi, ha iniziato a testare per la prima volta delle fototrappole all’avanguardia. Il trail guardAI di “Resolve” è il primo sistema integrato di fototrappolaggio dotato di Intelligenza Artificiale, in grado, quindi, di riconoscere determinate specie e inviare, oltre alle foto o ai video registrati, anche segnali di allarme attraverso satelliti o ponti radio, solo per le specie target.

Negli ultimi venti anni le fototrappole hanno rappresentato uno strumento fondamentale per lo studio della fauna selvaticacome lupi e daini, hanno permesso di scoprire nuove specie di mammiferi, di studiare il comportamento di specie estremamente rare ed elusive e di ottenere dei dati utili per la gestione faunistica. Questi dispositivi sono alimentati con pile stilo o batterie esterne con una durata variabile a seconda delle condizioni ambientali, ma che può arrivare anche ad alcuni mesi. I primi modelli, a pellicola ed ingombranti, sono stati sostituiti via via con altri digitali con costi e dimensioni sempre minori, diventando, così, strumenti ampiamente diffusi in ambito scientifico. Foto o video sono azionati da sensori di movimento e temperatura che permettono alle fototrappole di identificare il passaggio di corpi caldi.

La fototrappola in questione, invece, è minuscola e con un’autonomia di oltre un anno. È anche in grado di riconoscere la specie target attraverso un algoritmo messo a punto dai tecnici di Resolve in collaborazione con il gruppo di ricerca dell’Università di Sassari, guidato dal professor Marco Apollonio, e con un team americano che già le usa per tigri ed altri felidi in Asia. Solo se la foto contiene la specie target e non sono presenti altre specie (ad esempio “uomo”), la foto viene inviata con telegram o mail ad un server e, da lì, ai contatti inseriti; per fare tutto questo viene fatto ricorso ad un sistema di trasmissione che può sfruttare diversi sistemi (bande GSM, WiFi, Iridium o, in zone di assenza totale di segnale, attraverso ponti radio LoRa fino all’area coperta dal segnale). Le applicazioni potranno essere quindi le più disparate, dal monitoraggio di specie elusive in aree remote, al contenimento di specie “problematiche” fino al controllo del bracconaggio in parchi e riserve, permettendo di ricevere le informazioni in tempo reale. La fototrappola non è ancora pronta all’uso ed alla diffusione, ricercatori e tecnici stanno ancora lavorando per implementarne il sistema. Nel frattempo, Parco ed Università di Sassari, con grande soddisfazione, collaborano a questo progetto che speriamo dia un contributo alla conoscenza ed alla conservazione del nostro patrimonio faunistico.

Giulia Gaimari

Foto di Marco Del Frate