Mercoledì primo febbraio si è svolto il quarto incontro formativo rivolto alle Guide del Parco. In questa occasione il dottor Marco Del Frate (Università di Sassari), che si occupa di gestione e ricerca sui grandi mammiferi presso il Parco da oltre venti anni, ha parlato di una specie che suscita l’attenzione e la curiosità di molti: il lupo.
Appartenente alla famiglia dei canidi, si tratta di un predatore posto all’apice della catena alimentare. Le sue prede sono principalmente gli ungulati, come daino e cinghiale, le cui popolazioni nel Parco provocano non pochi problemi a causa del loro attuale sovrannumero. Pertanto l’arrivo del lupo rappresenta un elemento positivo e di speranza per tornare ad avere un equilibrio ecosistemico che permetta all’ambiente di autosostenersi (attualmente la pressione degli ungulati azzera la ricrescita vegetazionale all’interno del Parco).
Il lupo è un animale territoriale e monogamo con una rigida struttura sociale basata sul branco. Questo è guidato da una coppia dominante, definita alfa, e dai suoi cuccioli. Importante nell’allevamento dei nuovi nati è il ruolo dei nati nell’anno precedente (fratelli maggiori), definiti “helper”. Solo maschio e femmina alfa sono in grado di riprodursi ed i piccoli, raggiunti uno o due anni, possono decidere se rimanere nel branco qualche altro anno oppure andare in “dispersione”, cioè allontanarsi in cerca di un proprio territorio e di un partner con cui formare un proprio branco. È proprio la dispersione ad aver permesso al lupo di occupare territori in cui non era mai stato prima, come è accaduto nel Parco; si tratta, dunque, di un fenomeno del tutto naturale. Il lupo, inoltre, è molto elusivo e con abitudini notturne, per sua natura tende a non farsi vedere.
Tuttavia, è possibile imbattersi in un esemplare perché la specie è ampiamente diffusa nella penisola, in tal caso è necessario seguire delle norme comportamentali affinché non ci siano conseguenze:
Non chiamare o avvicinare il lupo
Non dargli da mangiare
Se in compagnia di un cane, tenerlo al guinzaglio e vicino a se
Allontanarsi piano senza voltargli le spalle.
Cane e lupo appartengono alla stessa specie, pertanto il lupo può percepire il cane come una minaccia, un invasore del proprio territorio. Ciò nonostante, se i due canidi si incontrano nel periodo riproduttivo, in condizioni particolari, potrebbero accoppiarsi, dando potenzialmente luogo a ibridi a loro volta in grado di riprodursi. L’ibridazione rappresenta oggi la principale minaccia per la conservazione della specie, ancor più del bracconaggio e degli incidenti stradali, che ogni anno provocano la morte di numerosi individui. A livello comportamentale, però, non ci sono differenze tra ibridi e lupo, sono entrambi schivi ed elusivi. Il lupo presente in italia appartiene alla sottospecie appenninica, Canis lupus italicus; questa si distingue per le dimensioni leggermente inferiori rispetto ai conspecifici europei e per il colore del mantello, grigio scuro o fulvo con una certa variabilità stagionale. Spesso può capitare di confondere un lupo da un cane di grossa taglia con caratteristiche “lupoidi”, come il lupo cecoslovacco. Alcune caratteristiche che contraddistinguono il predatore selvatico sono: coda corta, orecchie arrotondate e non molto lunghe, mascherina bianca sul muso marcata, bande nere sugli arti anteriori.
Il dottor Del Frate ha poi raccontato nei minimi particolari la storia dei lupi nel Parco illustrando tutti gli studi compiuti ed ancora in atto. L’incontro si è concluso con numerosi video inediti filmati nella Tenuta di San Rossore a scopi scientifici.
Giulia Gaimari